La redazione collegiale ha discusso a lungo sul tipo di valutazione che era opportuno dare delle giornate di lotta del 2 e 3 dicembre.
Chi ha partecipato in prima persona a quelle giornate di lotta, allo sciopero, alle manifestazioni e soprattutto al percorso che li ha preceduti, non si può certo accontentare dell’apologia di un’unità sindacale raffazzonata.
Crediamo che chi vede in Umanità Nova un indispensabile momento di approfondimento e di critica non può che rallegrarsi della nostra decisione di aprire un dibattito sugli ultimi momenti di lotta nazionali, con gli obiettivi di una presenza più incisiva della componente libertaria e di un ruolo più incisivo del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici nel processo di trasformazione economica e sociale della società.
Cominciamo con pubblicare un articolo che propone un resoconto e una valutazione del 2 e 3 dicembre da un particolare punto di vista, seguito da un articolo che esprime un punto di vista più critico.
Ci auguriamo che altrx vorranno intervenire su questi temi.
La redazione collegiale
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Lo sciopero generale nazionale del 2 dicembre 2022 di tutti i settori pubblici e privati del sindacalismo di base e conflittuale, promosso da ADL Varese, CIB-Unicobas, COBAS Sardegna, Confederazione COBAS, CUB, SGB, USB, USI-CIT, ha avuto una buona adesione soprattutto nel settore del trasporto pubblico. Infatti centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici si sono astenute dal lavoro e, nella giornata dello sciopero, sono state attivate iniziative locali in almeno venti città. Dai braccianti alla logistica, dalla Pubblica amministrazione alla scuola, alla sanità, ai trasporti e ai servizi, lavoratori e lavoratrici si sono unite e mobilitate contro la guerra e l’economia di guerra, in particolare contro l’aumento vertiginoso delle spese militari, il carovita e il caro bollette, per ottenere i salari adeguati al crescere del costo della vita e il ripristino della scala mobile. La proclamazione unitaria dello sciopero è stata concretizzata il 24 settembre 2022, un’altra tappa nell’ambito del dibattito seguito allo sciopero generale dell’11 ottobre 2021 e del 20 maggio scorso. E’ noto che oltre alla piattaforma e alla parola d’ ordine “Giù le armi Su i salari” sono state discusse anche le mobilitazioni, nelle riunioni, nelle assemblee nazionali (15 ottobre Milano) e cittadine, sui luoghi di lavoro e nei territori, prima e dopo la proclamazione. Le opzioni di mobilitazione emerse, oltre allo sciopero, hanno tenuto conto dei diversi punti di vista, e sono state: 1) le manifestazioni locali o una manifestazione nazionale nella giornata del 2 dicembre 2) le manifestazioni locali il 2 dicembre e una manifestazione nazionale a Roma il 3 dicembre. Pertanto la protesta sindacale con le manifestazioni locali è andata oltre la giornata dello sciopero del 2 e il 3 dicembre c’è stata la manifestazione nazionale.
A Roma nella giornata del 2 ci sono stati presidi sotto al MIM (Ministero pubblica Istruzione e Merito), al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), al MEF (Ministero Economia e Finanza). In contemporanea il Movimento per il diritto all’abitare ha occupato uno stabile in via Sicilia con 49 famiglie riportando l’emergenza abitativa sul tavolo della trattativa e c’è stato un presidio solidale di fronte all’Ufficio della Cultura dell’Ambasciata di Turchia, “We see your crimes”, per denunciare i bombardamenti e l’uso di armi chimiche da parte degli stati turco e iraniano nel Rojava. Inoltre in una conferenza stampa sotto la Prefettura di Roma i sindacati di base hanno denunciato il divieto di manifestare sotto la sede del Parlamento in seguito ad un’ordinanza prefettizia emessa e non ritirata durante lo stato di emergenza per il covid19. Al corteo nazionale di sabato 3 dicembre hanno aderito numerose realtà sociali, collettivi studenteschi, centri sociali, organizzazioni, partiti ecc. e hanno partecipato circa una decina di migliaia di manifestanti (6mila per la questura) provenienti da ogni parte del paese e, sotto una pioggia battente, hanno attraversato le vie della città da p.za della Repubblica a p.za S. Giovanni. Presente anche una delegazione dei sindacati alternativi in Europa. La voce di protesta, silenziata dagli organi di stampa, è risuonata nelle città, sia nella giornata dello sciopero che il giorno successivo, quando migliaia di lavoratori e lavoratrici si sono riversate nelle strade di Roma. Ad essere contestate sono l’assenza di politiche strutturali per colmare l’impatto devastante dell’inflazione sulla vita dei salariati e dei pensionati che l’attuale governo Meloni, di estrema destra, sta perseguendo in continuità con i governi precedenti che, per di più, sta togliendo ai disoccupati un misero reddito di cittadinanza per dare più risorse ai padroni, per dare più libertà alle imprese in primis quelle petrolifere, ai produttori e venditori di armi. Sono migliaia le famiglie a rischio di ulteriore impoverimento, migliaia le aziende strozzate dai costi energetici e, ancora una volta, i primi a pagarne le conseguenze saranno i cittadini per l’assenza anche di investimenti necessari rivolti alla scuola, alla sanità, ai trasporti, all’ambiente.
Un percorso unitario di lotta aperto e articolato dunque nel ritrovato e rinnovato sciopero generale nazionale del 2 dicembre 2022 dove, per magia, non è scomparso l’opportunismo o il settarismo e dove, in concreto, tutte le realtà promotrici aderenti e partecipanti hanno trovato il proprio spazio di protesta comprese quelle intervenute direttamente nelle manifestazioni con contenuti estranei all’appello e alla piattaforma dello sciopero. A fronte di una mattanza rivolta ad ogni singolo settore lavorativo e sociale in modo divisivo le centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici che si sono astenute dal lavoro il 2 dicembre, le decine di migliaia di partecipanti alle manifestazioni locali e al corteo nazionale di Roma sono una degna realtà da subito autorganizzata intorno ad una piattaforma unitaria sindacale di base e conflittuale e fuori dai sindacati concertativi CGIL CISL UIL .
Norma Santi